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venerdì 13 aprile 2012

ZED TRA SCIENZA E TECNOLOGIA

Lo Zed è, per definizione, l’elemento più misterioso della Grande Piramide di Giza. Perfettamente integrato nelle simmetrie del monumento, esso è situato nel cuore della Piramide che gli Egittologi attribuiscono al Faraone Cheope. Quale funzione abbia mai potuto avere non è stato definitivamente chiarito. Eppure, le teorie sono numerose e ciascuna di esse sembra possedere una buona dose di attendibilità. Tuttavia, come spesso accade in queste occasioni, l’ipotesi “Ufficiale” appare la meno accreditata. Gli Egittologi, infatti, considerando la particolarità dell’architettura, hanno destinato lo Zed (almeno quello inserito nella struttura della Grande Piramide) ad una finalità meramente ingegneristica: le sue “camere”, infatti, avrebbero dovuto avere una funzione di “scarico” per smaltire il peso dei blocchi superiori alla cosiddetta Camera del Re, così da evitarne il collasso strutturale. Un’analisi che è stata smontata pezzo per pezzo, con argomenti significativamente esaustivi, dagli studiosi Indipendenti.

Tuttavia, se lo Zed della Grande Piramide non ha una “funzione strutturale”, così come proposta dagli Accademici, a cosa serviva? Perché gli antichi costruttori hanno faticato tanto per sistemare questo elemento nella complessa costruzione di Giza?


Scienza e Teologia

Riteniamo che per comprendere i simbolismi ed i “meccanismi” racchiusi nella Grande Piramide è necessario procedere ad un’analisi parallela delle due tesi dominanti, quelle convenzionalmente associate ad una funzione meramente “Teologico-rituale” e quelle “Tecnico-scientifiche” che collegano il monumento alle tecnologie ed alle scienze più emancipate.

La metodologia si applica per comprendere la genesi delle due tipologie proposte che - pur essendo perfettamente esaustive ed efficaci a spiegare gli ermetismi racchiusi nella Grande Piramide - si propongono, oggettivamente, nella loro indipendenza e diversità temporale! A nostro parere, la natura Tecnico-scientifica dello Zed - ad esempio - nasce contestualmente agli obiettivi dei Costruttori, mentre “l’ipotesi Teologico-rituale” ne è una conseguente valutazione interpretativa, laddove - secondo gli ambienti ufficiali - non è possibile conciliare Scienza Tecnologica ed Epoca delle Piramidi. Pertanto, pur nella sostanziale validità delle due “correnti di pensiero”, va attribuita - a nostro giudizio - una netta preminenza alle tesi Indipendenti. Quelle Accademiche, infatti, sono eccessivamente condizionate dall’obbligo di una ricostruzione storica che rispetti le ipotesi, attualmente dominanti, sul processo evolutivo della nostra specie e sull’evoluzione tecnico-scientifiche dell’Epoca Dinastica, sottovalutando – e spesso stroncando a priori – sia le stesse peculiarità tecnico-scientifiche oggettivamente racchiuse nel monumento, sia la possibilità che la storia remota abbia potuto seguire una dinamica completamente diversa da quanto finora proposto.

Il Neolitico

Se i primi miti che narrano dello Zed sono legati al Neolitico, la struttura di cui ci accingiamo a parlare è di molto anteriore al culto di Osiride. Ne consegue che è completamente estranea all’Egitto dinastico. Le prime tracce dello Zed, dunque, sono legate alla pietra ed alla cultura del grano, la pianta fondamentale per la vita di tutti i popoli, sia per coloro che abitarono per primi il pianeta, sia per noi contemporanei. Se l’obbiettivo primario dei nostri antenati fu la sopravvivenza, le speranze della nostra specie furono ben riposte nel prezioso vegetale. La scoperta di tutti i suoi derivati ha contribuito alla nostra emancipazione in modo autorevole.

E’ per logica conseguenza che il Capo-clan ne fece il proprio scettro del comando, in quanto il grano indicava il simbolo della vita (i granai pieni tennero lontane le carestie). Se il leader sceglie il simbolo più importante, che cosa c’è di più considerevole del grano o del mais per una società che basa il proprio divenire sull’agricoltura? Dalle Americhe all’Eurasia tali miti sono presenti, attraverso una simbologia similare, come in una cultura comune.


L’Antica Colonna Vertebrale

Un’altra lettura lega lo Zed ad una colonna vertebrale, alla cui sommità – la parte orizzontale - sono raffigurate delle vertebre. Infatti l’etimologia di Zed deriva dalla radice verbale “Essere stabile”. Tale provenienza apre scenari di ricerca interessanti. Una colonna vertebrale indica lo stare in piedi correttamente. Quindi potrebbe essere il simbolo che indica una specie che opera in modo eretto, al contrario di un’altra che non possiede tale postura. E’ l’apparizione dei Sapiens sulla Terra? Potrebbe essere così se pensiamo che, pur tra gli onesti sforzi dei paleontologi, a tutt’oggi la scienza non è riuscita ancora a risolvere il vecchio arcano dell’anello di congiunzione.


Un significato Tecnologico

E’ la nostra Teoria. Noi riteniamo che lo Zed possa avere un senso se analizzato da un punto di vista tecnico-scientifico. Le aree archeologiche più misteriose del pianeta, Teotihuacàn – Giza – Yonaguni, sono centri ad elevata intensità elettromagnetica a bassa frequenza. Questo significa che i monumenti erano stati costruiti per sfruttare l’intensità di questa risorsa naturale generata dalla rotazione della Terra intorno al proprio asse? Se così fosse, la struttura Zed si inserisce, in maniera straordinaria, in questa funzione tecnologica. E’ dimostrato, ad esempio, che la Grande Piramide è al centro di un’area a forte densità elettromagnetica. Analizziamo brevemente l’ipotetica dinamica. Le onde elettromagnetiche, provenienti dal centro del nostro Pianeta e generate dal suo moto rotatorio, giungono nella cosiddetta Camera del Re in uno stato di caos, attraverso l’enorme Condotto Guida - Grande Galleria. Da lì, tramite la cosiddetta Anticamera, affluiscono all’interno della Camera del Re.

Il passaggio tra i due ambienti è caratterizzato da un’improvvisa riduzione delle altezze: dai nove metri della Grande Galleria al metro della porta d’accesso alla Camera del Re! Gli Egittologi attribuiscono questa anomalia ad un mero simbolismo rituale: coloro i quali accedono alla Camera funebre devono assumere un atteggiamento riverente, per rispettare la regalità ed il sonno eterno del defunto. In realtà, ci sarebbe un’altra spiegazione, più scientifica: le onde elettromagnetiche, nel passaggio tra il Condotto Guida - Grande Galleria e l’Anticamera subiscono un aumento dell’intensità, una specie di potenziamento di energia. Concentrate nella Camera del Re, ed in perenne stato di caos, le onde affluiscono - attraverso le intercapedini che lo separano dal resto della struttura piramidale - nello Zed. Qui avviene un processo fisico fondamentale: il flusso caotico di onde elettromagnetiche che attraversa gli equidistanti “slabs” dello Zed si ordina determinando l’altezza dell’onda o della frequenza!

Le onde elettromagnetiche così ordinate e in bassa frequenza - attraverso l’ultima lastra a tre cerniere - affluiscono nel Condotto Guida di Collegamento (secondo noi esistente ma non ancora scoperto) e poi verso il Pyramidion.

Se consideriamo che il Pyramidion - secondo i resoconti antichi - non era in pietra ma in oro ci troviamo in presenza di un altro dato determinante. L’oro, infatti, è il metallo che favorisce la perfezione delle trasmissioni riducendo le interferenze naturali o… artificiali.

Insomma, il Condotto Guida che collega lo Zed al vertice della Piramide ha la funzione tecnica di trasferire le onde elettromagnetiche modulate in ampiezza verso il Pyramidion e poi verso l’esterno del monumento. La funzione dello Zed, quindi, è quella di determinare l’ampiezza della frequenza dell’onda elettromagnetica!

Nelle raffigurazioni, lo Zed ha una duplice struttura. Un tronco verticale che, secondo il mito, rappresenta l’energia che circola liberamente, mentre le sue parti orizzontali la fissano. Quindi il tronco ne favorisce l’ingresso, mentre i piani verticali la rendono stabile, regolandone l’ordine e la potenza, liberandola dalla circolazione caotica d’accesso.

Questa scienza è sapientemente celata nell’ermetismo degli Antichi Testi Egizi, in attesa di essere riscoperta.


Il Libro dei Morti, lo Zed ed i segni di un’antica scienza

“Nella piramide di Cheope uno Zed gigantesco conferisce al Faraone l’immortalità e gli permette l’ingresso nel mondo dell’aldilà”. Questo concetto trova la sua origine nel Capitolo Primo del Libro dei Morti, allorquando Thoth (generalmente associato alla conoscenza) cita: “Io sono Djed figlio di Djed concepito e nato da Djedu”. Il testo ermetico va interpretato nel seguente modo: “Io, in quanto vivente, sono energia, e sono nato dalla fonte di Energia che è nel luogo dello Zed” (ovvero nella Grande Piramide).

L’enorme energia dello Zed, sapientemente immagazzinata dalla macchina e regolata ad arte, permetteva a chi l’aveva costruita di andare e venire dai luoghi citati come aldilà, cioè diversi da quelli in cui risiedeva lo stesso Zed. E ci sembra strano e riduttivo l’utilizzo di una macchina così complessa e potente, per il solo scopo di spostarsi nell’ambito di zone limitrofe alla Colonna di Osiride. Anzi, la stessa complessità della struttura, che utilizzava energia allo stato puro, fu costruita per impieghi di gran lunga più importanti. Se diamo retta ai miti ed alla tradizione, lo “Zed conferisce al Faraone l’immortalità.” Se partiamo dal presupposto, così come accennato all’inizio, che la Colonna è antecedente all’antico Egitto e che è addirittura presente nel nostro neolitico, in cui rappresenta la cultura del grano, dobbiamo affidare la sua costruzione ad una civiltà progredita scientificamente ed antecedente al neolitico stesso! Se guardiamo alla cultura dei simboli, essi divengono tali soltanto dopo gran trascorrere del tempo, per radicarsi autorevolmente nelle menti dell’uomo. Ne consegue che lo stesso neolitico è postumo allo Zed!

A nostro parere, è giunto il momento di operare una profonda revisione della storia delle nostre origini. Questa civiltà sconosciuta, così come ipotizza l’eminente e riconosciuto scienziato americano Lloyd Knutson, realizzò il Progetto-Zed allo scopo di “raggiungere l’immortalità temporale”. Potrebbe rappresentarne una prova la complessa struttura della Grande Piramide di Giza e quella del Sole di Teotihuacàn. Riteniamo, quindi, che dopo aver scelto i luoghi idonei all’installazione delle potenti macchine, questa misteriosa civiltà ne abbia operato le costruzioni. Dopo un’accurata indagine, siamo portati a credere che i siti primordiali in cui eressero le enormi strutture sono quelli della piana di Giza, dell’altopiano del Messico e quelli oramai sommersi al largo del mar del Giappone intimamente correlati con l’elettromagnetismo terrestre.


Il sito di Teotihuacàn

Abbiamo citato la piramide di Teotihuacàn per una ragione ben precisa. E’ una delle strutture più antiche delle Mesoameriche. Fu scoperta dagli Aztechi quando questi ultimi invasero il suo territorio. Impressionati da ciò che narrava la tradizione orale di quei luoghi, i fieri guerrieri della Valle del Messico non solo non occuparono il suo territorio, ma gli diedero il nome che conosciamo, che in lingua nahuatl suona come La dimora degli Dèi o Il luogo dove gli uomini diventano Dèi (un impressionante richiamo al Libro dei Morti degli Antichi Egizi).Cortès, durante la ritirata della Noche triste (il 7 di luglio del 1520 d.C.), si imbatté nel sito descritto.

Soltanto al chiarore delle prime luci dell’alba si accorse di aver raggiunto un luogo ove erano presenti piramidi. Infatti, le strutture, erano completamente occultate da strati di terra, tanto da apparire come delle montagnole. Le piramidi e gli altri Templi presenti a Teotihuacàn furono ridati alla meraviglia degli uomini soltanto nel 1941. Furono liberati, unitamente al terreno che li aveva avvolti, da uno spesso strato di mica muscovite. Gli studiosi si chiesero “a cosa potessero servire queste coperture effettuate con un materiale le cui principali caratteristiche sono quelle di essere un ottimo isolante termico ed elettrico!?” Cosa dovevano isolare? Più di recente (1971) sono state scoperte le misteriose camere e i pozzi in essa contenuti. Sono evidenti le similitudini sia culturali che tecnico-scientifiche tra i due siti e, guarda caso, entrambi i miti inerenti la loro costruzione sono legati agli Dèi e si perdono nella notte dei tempi.


Il mistero delle Equidistanze

Esiste un ulteriore vincolo, finora sottovalutato, tra i siti archeologici citati. Se tracciamo una linea retta su di una carta geografica, facendola partire da Teotihuacàn, passando per Giza, raggiungiamo - incredibilmente - il punto al largo delle isole nipponiche ove sono posti gli antichi sistemi piramidali. Vogliamo inoltre porre l’attenzione sulle distanze tra i siti stessi: Teotihuacan-Giza, Giza-Mar del Giappone, Mar del Giappone-Teotihuacàn, risultano egualmente distanti gli uni dagli altri. Si evince l’evidente volontà degli antichi costruttori di erigere gli edifici secondo un complesso progetto unitario. Ricordiamo che per la corretta trasmissione di onde elettromagnetiche a bassa frequenza l’equidistanza è una caratteristica fondamentale.


Dalla “Dimora dei Saggi”

“I maestri muratori avevano lavorato non poco a smontare e rimontare le enormi lastre di granito…”. Nel Capitolo Primo del Libro dei Morti riteniamo significativamente plausibile il riferimento ermetico al concetto di costruzione o ricostruzione di un’opera tanto grande (nell’accezione più ampia del termine) quanto sacra (anche in questo caso nell’accezione più ampia del termine, senza limitare la locuzione ai rituali simbolici officiati durante le “sacre cerimonie”) nella citazione: “Io sono il Maestro dell’Opera che pone la sacra arca sul proprio supporto”. L’espressione “sacra arca sul proprio supporto” sembra chiaramente descrivere il lavoro svolto dai Maestri Muratori nella costruzione di una Colonna al cui apice è stata sistemata un’arca (chiaramente, a nostro parere, la costruzione della Colonna Zed). E’ contestualizzabile la teoria dell’ingegnere italiano Mario Pincherle, secondo il quale lo Zed era stato costruito in Mesopotamia e poi trasportato nelle terre del Nilo per essere custodito nella Grande Piramide. Si tentò la costruzione di uno Zed più potente, inserito in una struttura triangolare intimamente correlato alla geometria sacra, per potenziarne la funzione? Una macchina di proporzioni enormi che poteva sfruttare ed immagazzinare quanta più energia possibile, per far fronte ai futuri bisogni di una popolazione in aumento? Tale “mostro” aveva bisogno di una struttura idonea alla sua preservazione ed al suo funzionamento. E niente ci sembra più adatto delle enormi piramidi. L’immane progetto giustifica la mole dei monumenti e la complessità della loro struttura. Una progetto che deve necessariamente avere una funzione straordinaria. Ma quale?


La “Dimora dei Saggi” suggerisce: “Era l’indispensabile fonte energetica per attivare la magica porta tra i mondi…”. Il Libro dei Morti sembra confermare questa interpretazione. Infatti, la cosmologia ermetica egizia sembra essere un ottimo strumento per celare gli archetipi degli iniziati alle scienze più sofisticate. La seguente citazione sembra riassumere il sistema di comunicazione tra due luoghi attraverso un sistema sul quale stiamo alacremente lavorando: “O conduttori delle anime eccellenti nella dimora di Osiride, conducete l’anima di Osiride insieme a Voi, nella dimora di Osiride […] che io possa seguire Horo nel Ro-stau (Duat) e Osiride in Djedu”. E’ l’ennesimo riferimento al sacro “Luogo dello Zed” che ci lascia intuire l’esistenza di un sistema tecnico-scientifico nascosto tra le righe di formule rituali e vocative. I conduttori sono nel luogo di Osiride nello Djedu (Giza) e sono loro che attivano i ponti “comunicativi” verso il Ro-Stau, quest’ultimo deve inteso come specifico punto di riferimento celeste oppure come alternativo punto geografico terrestre? Nel Libro dei Morti si fa chiaro riferimento alla “Grande nell’Abisso del Mare” (dominata da un dio conosciuto in Egitto con il nome di Atum) splendente di radianza come il Duplice Leone. Non è straordinario il riferimento alla Piramide “immersa negli abissi” (Yonaguni?) splendente come quella dei “Due Leoni” (Giza)?.


La Caduta degli Dèi

Gli antichi testi richiamano il misterioso Potere dell’Energia! “Quando la Torre rovinò a terra…nel tempo della caduta degli Dèi…”. Il Capitolo XVII del Libro dei Morti sembra chiarire un dato incontrovertibile: dietro le formule rituali si nascondo episodi di rilevanza storica inequivocabili. Sono tramandate nelle forme orali e giungono dopo millenni alle discendenti popolazioni ridotte allo stato semiprimitivo dalle catastrofi planetarie geologicamente accertate tra il 25.000 e l’8.000 a.C.. Esse vengono raccontate con straordinaria semplicità utilizzando concetti elementari ma estremamente efficaci: “Sono [le gocce di] sangue sgorgate dal phallus di Ra dopo che si mutilò da se stesso… E’ il giorno del combattimento tra Horo e Set… ed è Thoth che ha messo in ordine tutto ciò con le sue proprie dita”.

La rivolta dei Sebau (uomini di Set ed una volta seguaci di Ra), raggiunge il proprio apice quando viene mutilata la Colonna di Ra (volontaria o provocata?). In questa intensa visione della storia due eventi si celano: la rivolta contro Ra il quale si “mutila” di una parte del proprio seguito e la distruzione del sistema della Colonna (Zed). I “Signori di verità e giustizia, divine potenze che siete dietro a Osiride, che portate la distruzione alle menzogne…” inviano Thoth, il semidio, l’essere umano iniziato dagli “dèi”, a realizzare, con la propria arte, il nuovo ordine sociale che non potrà mai più essere tecnico-scientifico. E’ così che “I Signori di Giustizia e Verità sono Thoth…”

Il Libro narra di rovina e distruzione. Ma come è stato possibile, ci chiediamo, che una civiltà così progredita abbia potuto perdere o rovinare le opere grandiose che aveva costruito? Ci rifacciamo alla solita ricerca a largo raggio. Comuni a gran parte della cultura terrestre, narrato nella tradizione di quasi tutti i popoli che abitano il pianeta, troviamo le ataviche catastrofi geologiche.


Il Diluvio ed altri flagelli

Potremmo continuare il nostro lavoro col parlare del “Diluvio Universale”, per assecondare l’ordine culturale dell’indagine, arricchendola di contenuti storici a noi vicini. Ma il lettore è certamente a conoscenza degli sconvolgimenti planetari, di eguale portata, avvenuti tra 50.000 e 45.000 anni fa. Così come l’evento su cui c’è grande concordanza tra gli studiosi: l’effetto catastrofico, verificatosi tra il 30.000 ed il 26.500 a.C., che determinò lo spostamento delle masse continentali con conseguenti maremoti e terremoti, che causarono l’inabissamento delle terre emerse tra il continente africano e quello americano. Ci sono tracce che legano tali avvenimenti alla distruzione repentina di una civiltà progredita (Atlantide?). A nostro parere, il richiamo al Diluvio o ai cataclismi antecedenti può essere intimamente collegato lo Zed, pur nella correttezza della ricerca di processi geologici che testimoniano le tragedie avvenute nelle epoche citate.


La Torre crollata

La Torre è lo Zed che crolla. Pensiamo per un attimo al collasso del “mostro”, alla sua energia liberata ed ora svincolata dalle lastre di granito che le imponevano un ordine assoluto. Se in Ucraina come in altri luoghi, le centrali nucleari provocarono disastri circoscritti, la massa energetica dello Zed concorse, in modo determinante, al cambiamento geofisico e climatico del nostro pianeta? Siamo davanti ad uno dei disastri citati precedentemente? La Torre crolla e gli Dèi cadono, sono citazioni concomitanti, fu una tragedia voluta, programmata in tutti i suoi dettagli? Tutto ciò è possibile, in quanto la Tradizione fa riferimento ad una Potenza superiore che decide, ancora una volta, di punire i disobbedienti. E’ come la triste “soluzione finale” di più recente memoria.

“Quando la Torre rovinò in terra si interruppe ogni comunicazione con il “Duat”. I segni della drammatica battaglia tra due opponenti sono chiaramente descritti, sempre nel Capitolo XVII del Libro dei Morti, allorquando Ra – associato al gatto, felino di straordinaria intelligenza e furbizia – dice: “Io sono questo gran gatto che si trova al lago dell’alveo di Persea in On quella notte della battaglia in cui fu compiuta la sconfitta dei Sebau e quel giorno dello sterminio degli avversari del Signore dell’Universo… E riguardo alla notte della battaglia è quando arrivarono all’oriente del cielo e vi fu battaglia in cielo e sulla terra sino ai suoi estremi confini.” Da questo epico confronto tra forze contrapposte, volutamente celato nell’ermetica cosmologia religiosa, che coinvolge il cielo e la terra fino ai suoi estremi confini, si interrompe la funzione della Colonna Zed. “Ed è Thoth che, sollevando la capigliatura, apporta vita, salute e forza, senza interruzione per il suo possessore”. Quale straordinaria metafora per sostenere come, alla fine della tenzone, Thoth si libera del proprio “cimiero” per ritornare alla sua naturale funzione di “Maestro Istruttore” delle popolazioni sopravvissute fino alla fine del proprio tempo. Nel Capitolo XVII, ancora, si legge: “In quella notte di festa del Lavorare la Terra (in Djedu) con il sangue che rende giustificato Osiride contro i suoi avversari… Ed allorché arrivano gli alleati di Set, essi fanno le loro trasformazioni in animali e poi li uccidono alla presenza di questi dèi sino a che sgorga il loro sangue…”.

Si conclude così, con l’annientamento fisico delle genti di Set, la battaglia per la conquista del Potere dell’Energia. Set e le sue genti hanno tentato di conquistare la Colonna Zed, poi mutilata (o bloccata nelle sue funzioni), ora hanno perso la battaglia e, davanti agli dèi vincitori, i Grandi Giudici indossano i loro elmi così da sembrare animali (emblematiche le raffigurazioni degli dèi egizi con teste di animali) per uccidere (fino a che sgorga il loro sangue…) i nemici. Nello stesso capitolo, si evince chiaramente il motivo della battaglia: “Le erezioni delle aste di Horo è la frase di Set ai suoi seguaci: si alzino qui i pilastri”… Nel Capitolo XIX, si cita: “La notte della battaglia e della sconfitta dei malvagi, innanzi ai Grandi Giudici di Abydos, la notte in cui Osiride è reso giustificato contro i suoi avversari… innanzi ai Grandi Giudici che sono in Djedu, la notte dell’erezione dello Djed, in Djedu”, è il momento in cui viene ricostruita la Colonna Zed, la cui funzione energetica è persa o sospesa per sempre, nella terra dello Djedu (Giza).

La conquista del Potere dell’Energia ci spinge inevitabilmente verso due ipotesi. La prima è legata alla ricerca di una ipotetica “soluzione finale” di cui parlavamo in precedenza e di cui gli antichi testi, come descritto, ne tramandano testimonianza. Ma sembra altrettanto interessante pensare che un solo Zed (quello del Mar del Giappone governato dal dio conosciuto in Egitto con il nome di Atum?), sia sfuggito di mano a chi lo governava ed abbia liberato tutta l’immane energia di cui era depositario. Il cataclisma che ne derivò, lo proiettò irreparabilmente sott’acqua (la “Grande nell’Abisso del Mare”, come cita il Libro dei Morti). Ed a niente valse disattivare le altre strutture continentali: la tragedia era compiuta. Un errore, quindi, che tutto distrusse, cancellando tutte le forme di quella civiltà di alto livello tecnologico. Chi si salvò, si trovò senza mezzi e materiali e dovette cominciare daccapo. In più, fu costretto ad adattarsi ad una nuova condizione senza l’ausilio della macchina. E, nel tempo, conobbe la propria involuzione.


Il Segreto

“I Sacerdoti delle scuole di vita riuscirono a preservare la conoscenza dello Zed. Lo scrissero nei libri di Thoth, tramandandolo nel segreto dei templi”. Lo Zed ha conservato le proprie caratteristiche solo nella tradizione orale. Gli dèi hanno trasferito le nozioni tecnico-scientifiche all’iniziato Thoth il quale ultimo le ha celate in forma ermetica nel proprio libro. Ma chi erano i custodi dei segreti più reconditi? e dove erano concentrate le scuole ermetiche? E’ un interrogativo che ha sempre affascinato i ricercatori. Dove è possibile trovare i libri della conoscenza, dove si trovavano i Sacerdoti delle scuole di Vita? Il Capitolo XVII chiarisce un ulteriore enigma: “Riguardo all’anima di mezzo ai suoi gemelli è l’anima di Ra insieme all’anima di Osiride, l’anima di Shu con l’anima di Tefnut: sono anime che si trovano in Djedu”. La perpendicolare che taglia il triangolo in due, è lo Zed che taglia la Piramide in due. Lo Zed è l’anima di centro. Ed in esso si riconoscono Ra (il Signore) e Osiride (l’Uomo). E’ la colonna vertebrale di Osiride (e di Ra) che è elemento di equilibrio. E’ nel luogo dello Zed che i Grandi Uomini Iniziati, ricordati dalle popolazioni semiprimitive dell’Antico Egitto come dèi (ovvero come custodi della saggezza, della scienza e del potere su ogni cosa), che custodivano tutto il loro sapere. Riteniamo a questo proposito che i libri di Thoth non siano altro che le scienze racchiuse nelle proporzioni dei monumenti di Djedu (Giza). Il racconto, dunque, fa riferimento ai Sacerdoti delle scuole di vita, ma siamo già nel periodo dell’antico Egitto faraonico. Ci troviamo catapultati decine di migliaia di anni dopo il disastro narrato. Il segreto rimase tale, assumendo soltanto un grande significato esoterico, in quanto i suoi depositari non avevano né mezzi, né materiali, né competenze tecnico-scientifiche per riutilizzare la macchina.


L’Uomo nel Divino

“Lo Zed, orientato secondo l’asse del mondo dovrà ristabilire il patto d’alleanza con la preesistenza, per la trasmutazione dell’uomo nel suo archetipo divino”. L’orientamento dello Zed segue il divenire delle cose. Esso sintetizza le dinamiche astronomiche, allorquando lo Zed è associato all’Albero, simbolo dell’asse terrestre nelle mitologie ermetiche antiche (ci riferiamo al Mulino di Amleto di Hertha von Deschend e Giorgio de Santillana). Nel caso specifico, invece, il Capitolo XVII del Libro dei Morti propone l’ermetico: “Osiride entra in Djedu e ha ivi trovato l’anima di Ra: le due anime si abbracciano reciprocamente divenendo due anime gemelle”.


Lo Zed conferisce a chi utilizza la propria energia di essere tutt’uno con gli dèi che lo hanno utilizzato nelle epoche remote. E’ un tecnicismo per descrivere il potere della conoscenza che conferisce all’uomo un potere divino… La riscoperta delle sue funzioni restituirebbe il Potere dell’Energia all’uomo conferendogli i poteri propri degli uomini-dèi descritti nel Libro dei Morti. Sarebbe il nuovo “patto d’alleanza con la preesistenza”. Riconoscere l’esistenza di una civiltà antecedente alla nostra preistoria, che impose il proprio dominio sul Pianeta e irrimediabilmente travolta da tragici eventi è un fatto confermato dagli Antichi Testi. Tutto questo potrebbe farci ritrovare la nostra antica natura, che è ancestrale, che portò la nostra specie a dominare su tutte le cose del pianeta e che, nel perfetto equilibrio di una nuova era, ci porterebbe a riconoscere e riconquistare il nostro archetipo divino.




Conclusioni

Abbiamo ripercorso millenni e millenni della nostra storia, operando un arduo scavo nella memoria facendo riferimento alle Tradizioni di gran parte dei popoli della Terra. Ne abbiamo letto gli Antichi Simboli della Scienza Sacra, attraverso cui abbiamo cercato di chiarire gli avvenimenti che fissarono le simbologie stesse. Ma era doveroso agire secondo tali metodologie, perché la ricerca sullo Zed doveva essere assecondata in tal modo. Essa non rappresenta una pur importante esposizione di carattere archeologico, ma travalica i confini della Storia stessa, presentando ai contemporanei tutta la sua prepotente dimensione attuale. Dagli Antichi Libri ci perviene un’evidente cultura della scienza e della fisica in particolare. Quando ci troviamo in presenza di elementi caratterizzanti come quelli contenuti nella Grande Piramide, è notevole il sospetto che i fenomeni scientifici osservati in tempi moderni siano stati già “scoperti” in epoche remote. Attraverso l’analisi dei Testi, abbiamo voluto sintetizzare la nostra ipotesi sulla funzione dello Zed associato all’elettromagnetismo a bassa frequenza. Essa introduce l’ennesimo dibattito sulle peculiarità scientifiche dell’antico sistema piramidale e della civiltà che l’ha progettato.

Il fenomeno descritto, infatti, dimostra chiaramente che i costruttori delle Piramidi avevano le cognizioni giuste per poter discutere di onde elettromagnetiche, di onde radio, di modulazione di frequenza, di interferenze e di punti scatteratori. Ciò che stupisce, è che i costruttori di Giza avevano compreso che le onde elettromagnetiche a bassa frequenza – comprese tra i 3 ed i 30 Hz – potevano essere utilizzate per lo studio del campo magnetico terrestre, proprio come accade in epoca contemporanea con l’utilizzo delle Extremely Low Frequency. Giova ricordare, a conferma di quanto finora esposto, che le onde rilevate all’interno del monumento di Giza viaggiano su una frequenza compresa tra i parametri appena indicati! Per la precisione, intorno ai 16 Hz! Un altro dato estremamente interessante, si propone nella “lunghezza d'onda ampia” che può propagarsi per riflessione ionosferica a distanze intercontinentali nel rigoroso rispetto dell’equidistanza. Questa caratteristica sembra sicuramente importante, se associata ad un'epoca in cui non esistevano gli attuali strumenti per le telecomunicazioni. Chi ha progettato e costruito le antiche Piramidi, specificamente quelle del trittico Teotihacan-Giza-Yonaguni, ha voluto espressamente sintetizzare le conoscenze di una civiltà estremamente evoluta.

Che segni di vita ci possono arrivare da un passato tanto lontano?

Guardate cosa scrive Shakespeare ne “La Tempesta”. Ci avverte che “Il passato è soltanto un prologo”. Il prologo della nostra vita alla quale tutto ciò che la precede ci appartiene come parte indistruttibile dell’esistenza. Lo Zed appartiene a noi, così come noi stessi siamo i suoi costruttori. La sua storia è la nostra storia. E il ricordo che riusciamo a decifrarne è, in sostanza, il ricordo di noi stessi.


FONTE: Progetto Tau-T

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